Settimana dedicata al pianeta terra

Genova, li  23_11_2018

Articolo  scritto dal nostro socio dott. Fabio Poggio che vale la pena di leggere fino in fondo  .

….e dunque siamo giunti al 2° appuntamento/evento con le Scuole elementari, medie inferiori e superiori, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi ( attraverso delega logistica ai diversi Ordini geologici regionali ), con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Lo scorso anno, in relazione alla Settimana dedicata al Pianeta Terra, l’argomento preminente era stato quello del Dissesto Idrogeologico. Quest’anno il tema di divulgazione prescelto è stato quello più generale dei Georischi cui il nostro Paese è soggetto.

Il CNG ha fornito ai singoli relatori una serie di slides per la proiezione, quali traccia di massima per l’esposizione, lasciando facoltà a ciascuno di impostare la “lezione” secondo la propria sensibilità e la propria idea di divulgazione scientifica.

Va detto e sottolineato che in data 06/11/2018 l’ORGL ha organizzato, c/o la propria sede, ( Genova, Via XXV Aprile, 4  ) un incontro propedeutico cui hanno partecipato i vari relatori ( tra i quali lo scrivente ), che si è rivelato momento importante di discussione e confronto sulle modalità secondo le quali avrebbe dovuto svolgersi la “lezione”.

Come per l’anno scorso, la Società ASD SMS Pescatori Pra’ (di cui il sottoscritto è socio) ha contattato la Scuola Media Inferiore Villa Ratto organizzando l’incontro presso il salone del Centro Remiero di Pra’. Presenti le classi 1aC e 1aD, per un totale di 46 ragazzi/e, accompagnati dalla loro docente, la Professoressa Valentina Cavallo e da altre due insegnanti, la Professoressa Laura Tonadini e la Professoressa Angela Altamura.

La chiacchierata divulgativa, così mi va di chiamarla, ha avuto luogo dalle ore 12.00 alle ore 14.00 circa, con 10 minuti di intervallo centrale, durante i quali i soci della SMS Pescatori Pra’ ( Iris, Betta, Lorenzo, Frinco ) hanno distribuito succhi di frutta ai ragazzi/e.

Il mio intervento è stato introdotto  dal Presidente della SMS Pescatori Pra’, Lorenzo Spera, che ha spiegato come la Società organizzi incontri su tematiche ambientali ( riguardanti sia il mare sia la terraferma ) e sociali., legate al territorio locale.

Dopo una brevissima esposizione del percorso scolastico che mi ha portato ad esercitare la professione del Geologo, ho introdotto il concetto di Rischio Geologico, partendo dalla differenza tra Pericolosità e Rischio, rapportata al contesto della piena alluvionale. Ho elencato a ruota le principali Pericolosità geologiche: terremoto ( ed a volte susseguente tsunami o maremoto ), eruzione vulcanica, alluvione, frana, valanga, erosione costiera. Rischi per chi? : per l’essere umano, per flora e fauna, per il territorio su cui l’uomo vive e per tutto ciò che l’uomo ha costruito ( abitazioni, scuole, ospedali, fabbriche, aziende, strade, autostrade, ferrovie, dighe, ponti, aeroporti, viadotti, gallerie, etc ). Rischi da quando? :  per flora e fauna prima di 5 milioni di anni fa, rischi per l’uomo e per tutto ciò a lui correlato solo da 5 milioni di anni circa ( Australophitecus ramidus, Africa Orientale )……..”ragazzi/e, l’ominide più antico, il nostro antenato, discendeva direttamente dalle scimmie ”……..

Per parlare di pericolosità geologiche occorre giocoforza partire dalle forze endogene e dalla struttura della Terra ( crosta, mantello, nucleo ), per arrivare all’enunciazione del nocciolo della questione, la Tettonica a zolle o a placche di Wegener che individua la suddivisione della crosta terrestre in una ventina di zolle, che si allontanano o si avvicinano o scorrono l’una rispetto l’altra, spostate dai moti convettivi che il calore del nucleo induce nel materiale magmatico (liquido viscoso) del mantello.………“pensate ad un pentolino ricolmo d’acqua sul fornello acceso, la fiamma rappresenta il calore del nucleo terrestre, l’acqua che comincia a bollire ed a muoversi il magma del mantello”.  Il movimento delle zolle è quantificabile in cm 1 – 1,5/anno, in Italia circa 5 mm/anno al Sud e 1-2 mm/anno in corrispondenza delle Alpi. …”i movimenti sono molto piccoli e lenti, ma dobbiamo considerare i milioni di anni del tempo geologico, rapportati agli 80 anni del tempo medio della vita umana”…

Ho mostrato poi la slide raffigurante Pangea e Pantalassa, 230 milioni di anni fa..…. “vedete, ragazzi/e, come la terra fosse un tempo configurata in un blocco unico, ad indicarci che siamo tutti fratelli”… e poi la slide relativa all’apertura dell’Oceano Tetide, e quindi alle due zolle africana ed euroasiatica che fra 230 e 140 milioni di anni fa si allontanano, la crosta continentale si assottiglia sempre più …..”come l’impasto per il pane, che tirato ai due lembi finisce per spezzarsi” ……fino alla lacerazione, con risalita di magma dal mantello e conseguente formazione di nuova crosta oceanica, di intensa attività vulcanica, di sedimenti…..”vedete, il magma e ciò che si depositerà nell’Oceano della Tetide, andranno a costituire le rocce delle nostre Alpi”…..; a partire da 140 Milioni di anni fa il movimento si inverte, e le zolle cominciano ad avvicinarsi, fino a cozzare l’una contro l’altra ed a infilarsi ( la più densa ) sotto l’altra….. “le due zolle si urtano, le rocce vengono compresse e accartocciate, si piegano, vengono trascinate in profondità, dove il calore le fonde, si trasformano in magma che risale in superficie lungo le fratture dando origine a nuovi vulcani, il terreno si deforma e viene alzato, e si formano così, fra 55 e 40 milioni di anni fa, le montagne delle Alpi;  e circa 15 milioni di anni dopo, tra 40 e 26 milioni di anni fa, Corsica e Sardegna ruotano da una posizione originaria circa E-W alla posizione N-S attuale, comprimendo e spingendo i materiali ( depositi terrigeni ) dell’attuale Mar Tirreno e generando la catena appenninica. A poca distanza da noi corre il limite geologico fra Alpi e Appennini lungo una grossa frattura nelle rocce della crosta terrestre, chiamata faglia, che da Sestri Ponente arriva fino a Voltaggio; quindi, se camminate sui monti dietro Pra’, a Punta Martin, siete sulle Alpi Liguri, viceversa se camminate dietro Genova, sul Monte Fasce, siete sugli Appennini Liguri”…

A questo punto ho preso 5 campioni di rocce costituenti pieghe in cerniera ( 1 campione di  Serpentinoscisto dal Rio Baiardetta, fra P.ta Martin e P.ta Pietralunga, 1campione di Calcescisto dalla Val Branega, 1 campione di Argilloscisto dalla zona di Montanesi, 1 campione di Calcare metamorfosato dal paese di Argentera, in Valle Stura, 1 campione di Quarzoscisto dalla Val Maira ), e li ho passati ai ragazzi …. “le pieghe e le deformazioni che avete visto nell’immagine proiettata, ora le avete sotto agli occhi in quei campioni di roccia”…..;  i ragazzi hanno cominciato a passarsi i  vari campioni e a vociferare interessati.

Ho quindi proiettato la slide mostrante i margini delle placche e la distribuzione dei terremoti rimarcando che le zone nevralgiche, dalla catena alpina alla catena himalayana, l’anello circumpacifico ( dal Giappone all’Indonesia ), la costa pacifica americana dall’Alaska fino al Cile, sono tutte zone in cui 2 zolle si muovono una contro l’altra, infilandosi in alcuni casi l’una sotto l’altra..…”in Cile, dove la zolla oceanica di Nazca, più densa, si infila lentamente sotto la zolla continentale del Sud America, si registrano piccole scosse di terremoto più volte nell’arco della stessa giornata, e così per ogni giorno, ininterrottamente”….. Ora potevo finalmente cercare di simulare il terremoto, prendendo un campione di carota di Calcescisto e fratturandolo con il martello geologico al di sopra di una caldarella   …… “quando 2 zolle cozzano una contro l’altra, si accumulano all’interno delle rocce tensioni ed energia, fino a che questa energia e queste tensioni si liberano sotto forma di grosse fratture, con movimento dei due lembi a contatto, fratture chiamate faglie”…..

Si è parlato, proiettando le relative slides, di piano di faglia, di ipocentro, di epicentro, di magnitudo, di Scala Richter, di Scala Mercalli, dei terremoti recenti italiani, della variabilità del danno con la distanza in un terreno ideale e in un terreno reale.

..” l’energia di un terremoto si trasmette attraverso delle onde sismiche, che si propagano fino alla superficie terrestre provocando uno scuotimento, maggiore dove i terreni sono sciolti (sabbie, ghiaie, argille) e minore dove è presente roccia compatta, maggiore sulle cime dei rilievi e minore nelle zone di pianura; le onde sismiche sono un po’ difficili da immaginare, pensate ad un grosso sasso gettato dentro ad un secchio d’acqua colmo all’orlo, il sasso crea movimento e onde facendo traboccare fuori l’acqua…”.

Molto efficace a questo proposito è risultata la slide sugli effetti provocati dal sisma, raffigurante l’innesco di una frana in terra, frana che va a sbarrare ed ostruire, facendo effetto diga, un corso d’acqua; l’innesco di una frana per crollo in roccia, la fagliazione superficiale, con un blocco crostale che si innanza rispetto al dirimpettaio che si abbassa, la rottura di stalattiti e stalagmiti in grotta.

Di impatto la proiezione delle slides raffiguranti i danni provocati dal sisma con esempi di città di tutto il mondo, ma eccezionali le due slides video, di produzione americana :

  • La prima mostrante gli effetti dell’amplificazione delle onde P, S ed L via via maggiori passando da roccia sana e compatta a terreno sciolto ed infine a sabbia e fango saturi, sotto falda, mostrando come edifici costruiti con gli stessi criteri abbiano reazioni ben diverse a seconda del terreno su ci sono fondate, resistendo alle scosse sismiche gli edifici su roccia ed andando completamente distrutti quelli su sabbia e fango; la prima illustrante anche il diverso scuotimento cui gli edifici sono sottoposti al passare delle onde P ( di compressione, le prime ad arrivare ai sismografi perché le più veloci ), le onde S ( di taglio ), le onde L ( di Love, generate dalle onde P ed S, quando queste arrivano in superficie ).
  • La seconda mostrante la liquefazione delle sabbie sature all’arrivo delle onde di taglio : un secchiello pieno d’acqua viene lentamente riempito di sabbia di mare fino all’orlo, dopodiche’ un parallelepipedo di roccia viene poggiato sulla sabbia e pressato su questa; la mano comincia poi a percuotere con colpetti frequenti di taglio il fusto laterale del secchiello; il parallelepipedo comincia a sprofondare nelle sabbie sciolte sature d’acqua, come un edificio, sottoposto a onde di taglio, sprofonderebbe in sabbia e fango saturi a causa della liquefazione dei terreni.

Questi due filmati non hanno emozionato solo i ragazzi, ma tutti gli astanti ( Betta, mano a mano che il parallelepipedo sprofondava, strabuzzava sempre più gli occhi! ).

…… “la casa in cui abito, situata a circa 250metri da qui, è stata costruita ai primi del 1900, in pietrame e malta di calce, ed è fondata su sabbie e ghiaie, con la roccia ( calcescisto )  a  8 metri di profondità e falda acquifera salmastra a circa 5  metri dall’attuale piano asfalto. In caso di sisma di entita’ pari  a quello che ha colpito nel 2016 la zona a confine tra Umbria, Lazio, Marche ed Abruzzo molto probabilmente crollerebbe. Fortunatamente Genova non è pericolosa dal punto di vista sismico e la Liguria lo è solo nel ponente ( Bussana Vecchia nell’entroterra sanremese è stata distrutta dal Terremoto del 1887) e nello spezzino, al confine con la Toscana; e comunque tutte le nuove costruzioni devono essere edificate con criteri antisismici e debbono essere adeguatamente fondate”…….

Per ultimo, utilizzando un filo a piombo da Muratore, ho fatto loro vedere il principio di funzionamento del sismografo.

Sono poi passato a parlare di Pericolosità e Rischio vulcanici, mostrando la ubicazione dei vulcani italiani su cartografia, e soffermandomi soprattutto sul rischio rappresentato dal Vesuvio, vulcano attivo e da troppo tempo silente, sulle cui falde e zone limitrofe abitano purtroppo quasi 1 milione di persone; uno studente ha ricordato l’eruzione del 79 d.C. , che ha distrutto Ercolano e Pompei. Ho fatto vedere poi loro qualche campione di roccia lavica da me raccolti in Islanda, durante il trekking Landamanalaugar – Porsmork – Skogar e le foto di me e Paola, durante il viaggio di nozze alle Eolie…..sul bordo del cratere di Vulcano, al contatto fra il giallo fiammante dello zolfo, il marrone chiaro della roccia lavica e l’ocra dei grossi frammenti delle bombe a crosta di pane, fra le fumarole dei vapori sulfurei, e durante l’ascesa al cratere di Stromboli. Momento emozionante questo, con tutti i ragazzi intorno che mi ponevano una domanda dopo l’altra e vociferavano tra di loro.

Sono dunque finalmente arrivato al Rischio Geologico che più interessa la Liguria, quello da alluvioni e frane ( Rischio Idrogeologico ).

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, ho ritenuto opportuno fare un accenno alle forze esogene che agiscono sulla superficie terrestre ( insolazione, pioggia, neve, grandine, vento, gelo/disgelo ) e, attraverso una slide, ho enunciato velocemente cosa si intende per erosione dei rilievi, per trasporto delle particelle disgregate da parte dei corsi d’acqua, per sedimentazione delle particelle trasportate nei mari, alla foce dei corsi d’acqua medesimi.

Quando si verifica un’alluvione? : quando a seguito di precipitazioni molto intense e/o prolungate, un torrente/fiume si ingrossa, quindi il livello delle sue acque si innalza, fino a fuoriuscire dagli argini, naturali o artificiali…..

Ho mostrato loro il filmato riguardante lo straripamento, nel settembre 1993, del Rio San Pietro a Pra’, fatto vedere ad altre 2 classi l’anno scorso, che provocò la morte del Dottor Achille Dapelo e danni ingentissimi alla popolazione praese.

Si è poi parlato di allertamento dello scenario di  Rischio Idrogeologico da parte del Servizio di Protezione Civile del Comune di Genova, con solo alcuni cenni veloci sul ruolo che il Servizio di Protezione Civile svolge, omettendo di parlare, per limiti di tempo, della sua struttura e del suo funzionamento.

Avendo poi poco tempo per parlare di frane, ho fatto vedere 1 sola slide, mostrante i fattori geologici ed antropici causa dei movimenti franosi e mostrante l’immagine di una frana in roccia e di un frana in terra.

Per quanto attiene la frana in roccia, ho proiettato una foto della frana di Arenzano, che ha interessato l’ammasso roccioso prasinitico degradato all’uscita della galleria del Pizzo in direzione Savona, mostrando loro uno spezzone di carota di Prasinite e dicendo che sia per la “stratificazione” sfavorevole della roccia (superficie di scistosità sub verticale a franapoggio), sia perché la base (il piede) e quindi il sostegno della roccia  sono stati compromessi dall’uomo, la frana ha potuto avere luogo, ma che sarebbe stato possibile evitarla, con comportamenti virtuosi di prevenzione e salvaguardia.

Per quanto attiene la frana in terra, essendo la tipologia di frana costituita da coltre terrosa che si muove sul substrato roccioso una fra le più frequenti in Liguria, ho pensato di portare 2 sacchetti in plastica trasparente di sabbia ed 1 di argilla, ed alcuni spezzoni di carota di roccia di varie litologie……”la sabbia, ragazzi , è molto permeabile all’acqua, dalla quale si lascia attraversare facilmente, mentre l’argilla è impermeabile, non si lascia attraversare dall’acqua”………….i ragazzi cominciavano a infilare le mani per riempirle chi di sabbia, chi di argilla…..”in Liguria la terra che ricopre la roccia è formata suppergiù da sabbia mista ad argilla ( cui devono aggiungersi frammenti piccoli di roccia)”…. ho cominciato a impastare insieme sabbia a argilla ma la cosa è degenerata perché i ragazzi, ormai quasi tutti in piedi, volevano mischiare argilla e sabbia con le mani. ……”sabbia ed argilla insieme hanno una permeabilità a metà tra quella della sabbia e quella dell’argilla; se piove molto, l’acqua penetra nella terra e la impregna  aumentandone il peso, e andando poi a scorrere fra la terra e l’inizio della roccia, favorendo così e predisponendo il movimento della terra sulla roccia, e quindi la frana”…..

Quando i tasti del portatile erano ormai colore dell’argilla, impermeabili ad ogni liquido, ho deciso di chiudere i sacchetti e di farli sparire…e mentre urlavo, ormai inascoltato, che la professione del geologo è molto bella e interessante ed essenziale per il territorio, ma che nel nostro paese deve essere valorizzata, ci siamo salutati ed i ragazzi, raggruppati dalle professoresse, hanno fatto ritorno a scuola.

 

Un ringraziamento a Iris, Betta, Frinco, Lorenzo, Angela, Emilio.

Un ringraziamento a mio fratello Cesare (che da anni fa divulgazione scientifica in relazione alla subacquea ed alle bellezze del Mare).

Un ringraziamento a Vittorio di Pra’ Mare.

Un ringraziamento a Fabio Rivolta, a Luca Sivori, a Maria Cascino ed a tutti i colleghi con cui ci si è confrontati.

Un ringraziamento particolare a mia moglie Paola, che mi supporta e mi sopporta.

 

Fabio Poggio